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21 aprile 2020

I dimenticati del Covid-19. Le Apl CNA : «Aiuti alle imprese che ospitano tirocini»

Alla ripresa delle attività va garantita la possibilità che le aziende continuino ad  avvalersene

C’è una platea di circa 10mila abruzzesi che nell’emergenza Covid-19 è finita nel dimenticatoio: i tirocinanti, esclusi da ogni forma di sostegno pubblico al reddito previsto invece per altre categorie sociali, come imprese, lavoratori o famiglie. Un problema che al momento della ripresa delle attività potrebbe penalizzare il mondo delle imprese, che utilizzano ormai esclusivamente questo percorso per scegliere i propri futuri dipendenti. A sollevare il caso è il sistema delle Agenzie per il lavoro della Cna Abruzzo, che ricordano come le imprese che ospitano tirocinanti stiano patendo un’altra penalizzazione: i mancati rimborsi, dovuti dalla Regione, alle aziende che hanno utilizzato uno dei bandi più gettonati, “Garanzia lavoro”, voluto dall’Unione europea per favorire l’assunzione di disoccupati. Una misura per la quale sono previste risorse ingenti, per cui sono stati attivati moltissimi percorsi formativi,  per cui le aziende hanno anticipato fondi e inviato da mesi la documentazione richiesta, ma che nonostante ciò la Regione Abruzzo non ha ancora provveduto a liquidare.

La proposta delle Apl della Cna, per aiutare le imprese interessate, e i tirocinanti con loro, si sintetizza in quattro punti: prevedere anche per i tirocinanti forme minime di ammortizzatori sociali, come previsto da altre Regioni; dare un contributo alle aziende che li utilizzano, da impiegare per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro alla ripresa delle attività; fissare un bonus per il tutoraggio aziendale, visto e considerato che alla ripresa delle attività il percorso di formazione dovrà in pratica ricominciare da capo; valutare la possibilità di estendere la platea dei partecipanti anche ai professionisti abilitati. «Attualmente – spiega il responsabile della struttura di Pescara, Massimo Renzetti – in Abruzzo i tirocini sono stati sospesi a partire dall’11 marzo scorso fino al 3 maggio prossimo, e comunque fino alla definitiva sospensione delle misure emergenziali e restrittive adottate dal Governo. Allo stato attuale nessun tirocinante percepisce alcuna indennità, se non quella di marzo 2020 per i primi 11 giorni lavorati, riproporzionata rispetto ai 600 euro standard di indennità».

Eppure, quella dei tirocinanti è una partita che al mondo delle imprese interessa, eccome. A ricordarlo è il presidente regionale della confederazione artigiana, Savino Saraceni: «Si tratta di una platea vasta e variegata, che dal 2012 ad oggi è cresciuta in modo esponenziale, ed è composta tanto da lavoratori in cerca di ricollocazione nel sistema produttivo che da giovani, spesso forniti di elevatissimi titoli di studio». «L’Anpal, Agenzia nazionale per il lavoro – aggiunge – ha calcolato che in Italia nel triennio 2014-2017 il numero di tirocini attivati sia stato di 1.263.000: dunque, una partita importante per il nostro mondo, dove in assenza di misure specifiche si corre il rischio che alla ripresa siano tante la aziende a interrompere i tirocini con una semplice comunicazione». Ai problemi delle persone rischiano di sommarsi anche quelli alle strutture che hanno favorito l’incrocio tra imprese e tirocinanti: «L’interruzione di quelli finanziati da fondi europei – mette in guardia Silvio Calice della Apl di Chieti – può causare problemi alle Agenzie che li hanno attivati».

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21 aprile 2020

FIDIMPRESA ABRUZZO INSIEME ALLE AZIENDE

La CNA di Pescara ha attivato un servizio di consulenza e compilazione delle domande per la richiesta dei finanziamenti con garanzia Statale del decreto liquidità. Per info ed appuntamenti potete rivolgervi alla sede Provinciale di Cna Pescara chiamando lo 085/8430931 oppure il 3483149729.

Info: pescara@fidimpresa.eu

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21 aprile 2020

Bando POR FESR per investimenti in macchinari, impianti e beni intangibili: nuove FAQ

Pubblicate nuove FAQ relative al bando POR FESR Abruzzo 2014-2020, Asse III – Azione 3.1.1 “Aiuti per investimenti in macchinari, impianti e beni intangibili e accompagnamento dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale” che, lo ricordiamo, scadrà il 31 maggio 2020.

Consulta LA SCHEDA SINTETICA DEL BANDO E LE SUE CARATTERISTICHE

Consulta le FAQ

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21 aprile 2020

NATALITA’ E MORTALITA’ DELLE IMPRESE REGISTRATE PRESSO LE CAMERE DI COMMERCIO –

I TRIMESTRE 2020
Abruzzo: quasi 1000 imprese in meno nel primo trimestre Pescara è la città che regge meglio la crisi
17 aprile 2020 – Quasi mille imprese in meno, in Abruzzo, nei primi tre mesi del 2020 (in Italia si contano più di 30.000 cessazioni a fronte delle 21.000 nel 2019).
Il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, rispetto allo stesso arco temporale. Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente.
Questo è quanto emerge della fotografia scattata da Unioncamere – InfoCamere sui dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel I° trimestre 2020 disponibili online all’indirizzo http://www.infocamere.it.
Tra le 4 città, Pescara è quella che regge meglio la crisi con un tasso di crescita del -0,34% contro quello regionale pari al -0,64%. E sono, soprattutto, le ditte indiviuali ad abbassare le saracinesche.
Gennaro Strever – Presidente Camera di Commercio Chieti Pescara: “Un dato negativo, superiore alla media italiana, da cui ripartire per contribuire alla ripresa. La Giunta si riunirà il prossimo 23 aprile e predisporrà un piano d’azioni puntando su contributi diretti alle piccole e medie imprese per sostenerne la liquidità immediata, aiutarle nei processi di digitalizzazione e negli interventi necessari ad adattare le proprie strutture alle prescizioni che saranno imposte dalla fase postemergenziale”.

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21 aprile 2020

PROPOSTE UNITARIE PER EMERGENZA CORONAVIRUS

Abbiamo sostenuto sin dall’inizio di questa drammatica e straordinaria crisi che, tolte le prime misure contenute nel decreto di marzo, il cosiddetto “Cura Italia”, che andavano ad incidere su sospensione di mutui e tasse, cassa integrazione in deroga e che prevedeva alcune forme di ristoro
per famiglie e lavoratori autonomi insieme ad altri utili provvedimenti, l’esigenza principale che avrebbero avuto le imprese per affrontare questa gravissima situazione, avendo la speranza di superarla, sarebbe stata l’immissione nel sistema di liquidità immediata a bassissimo costo.
Il “Decreto Liquidità” varato dal Governo qualche giorno fa, pur preceduto da molte buone anticipazioni, purtroppo non risolve il problema, non rispondendo in gran parte a queste esigenze.
In virtù ed in attesa del Decreto, avevamo temporaneamente sospeso la richiesta di un altro incontro con la Regione per affrontare in modo organico la situazione, verificando la possibilità di varare un pacchetto di misure indirizzate all’obiettivo dichiarato: far prima sopravvivere le imprese, e poi
rilanciare l’economia.
Anche la legge approvata dal Consiglio regionale, pur contenendo alcune buone intenzioni, non è in grado di affrontare questa drammatica situazione per l’esiguità delle risorse contenute; per la scelta di usare uno strumento, la legge, che ad ogni necessità di modifica, integrazione o
aggiornamento, richiederà un complesso iter istituzionale. E’ utile ribadire, inoltre, la nostra contrarietà alla prevista istituzione del Comitato Tecnico Scientifico, in quanto strumento non partecipato dalle parti sociali, che avrebbero invece potuto dare un contributo decisivo in questo
gravissimo frangente. A questo punto va avviata una discussione seria e di merito con la Regione sull’utilizzo
massiccio dei fondi comunitari, la cui riprogrammazione è stata autorizzata dalla Unione Europea:
riutilizzo che si dovrebbe concretizzare con la riunione della Conferenza Stato-–Regioni che si terrà giovedì 23 aprile. Inoltre, così come stabilito dall’Unione europea, si invita la regione a verificare con il Governo la questione della restituzione all’Italio di 11 miliardi di euro di fondi non
spesi in modo da verificare se, e quale parte potrebbe essere riservata all’Abruzzo. Anche in questo caso i tempi sono decisivi. Per quanto riguarda i fondi (FESR – FSE – PSR), al 31 dicembre scorso risultavano da impegnare 437.567.577 euro, e da spendere 604.384.031 euro, così come si evince dalla consultazione del sito della UE. E’ possibile che, da quella data, ci siano state altre spese e altri impegni, ma rimane il fatto che le somme su cui si potrà contare per affrontare la prima parte dell’emergenza dovrebbero essere ingenti. A queste risorse potrebbero aggiungersi una parte di
quelle del “Master Plan” (FSC) relative ad opere non
mmediatamente strategiche e da cantierare:
dello stato di queste risorse non abbiamo alcuna informazione, pur sapendo che ne sono state impegnate poche e spese ancor meno. Su questo tema Vi chiederemo informazioni più dettagliate.
Fatta questa premessa, vanno verificate e indicate quali possano essere le linee e le risorse da impegnare, in sinergia con quelle statali, per cercare di alleviare le gravissime difficoltà in cui si dibattono le imprese.
1. LIQUIDITA’: lo Stato ha messo a disposizione strumenti di garanzia poderosi ma il ruolo di attori principali è riservato sempre alle banche, che erogheranno i soldi che servono alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie per sopravvivere. Sarebbe perciò utile riattivare subito il microcredito, gestito da Abruzzo Sviluppo, mettendo in campo senza bandi e lungaggini tutte le risorse disponibili, con un taglio massimo di 10.000 euro da restituire in 5 anni con 18 mesi di preammortamento a un interesse dell’1%. (Premialità per interventi finalizzati alla gestione del Covid-19). Con una dotazione di circa 15 milioni, si garantirebbe l’accesso al credito a più di 1500 imprese che molto probabilmente non potrebbero essere finanziate con i provvedimenti previsti dal Decreto n. 23 del l’ Aprile 2020;
2. Si potrebbe ristrutturare subito il prodotto Abruzzo Crea che presenta un residuo di circa 10 milioni di euro, implementarlo con altri 20 milioni, per erogazione di credito diretto aggiuntivo ai provvedimenti statali che limitano gli importi al 25% del fatturato. Sarebbe necessario prevedere un
finanziamento che va dai 10.000 euro sino a 40.000 euro, rimborsabile in 84 mesi con 18/24 mesi di preammortamento a un tasso agevolato (tra l’1% e il 2%). Si sottolinea anche la possibilità di garantire questi finanziamenti all’80% presso il FCG, salvaguardando anche i fondi regionali.
Questa misura garantirebbe l’accesso al credito ad altre 1.500 imprese;
3. Gestione da parte della Fira di due fondi, da 5 milioni ciascuno. Il primo dovrebbe riassicurare del 50% la quota garantita dai Confidi, pari al 10%, aggiuntiva per operazioni rientranti nei parametri previsti dal Decreto n. 23 dell’8 aprile 2020 per importi che vanno dai 25.000 ai 100.000 euro. Questo permetterebbe alle imprese di avere una garanzia del 100% per operazioni sino a 100.000 euro. Una dotazione di 5 milioni per la riassicurazione garantirebbe l’accesso al credito a circa 8.000 imprese;
Il secondo fondo dovrebbe essere utilizzato per abbattere i costi del finanziamento per l’impresa con un voucher per il costo garanzia, e una quota per l’abbattimento interessi per finanziamenti della durata di 7 anni con 18/24 mesi di preammortamento, al costo dell’1%, complementare ed
integrativo a quello statale. 4. Estensione della % massima di garanzia al 90% per i Fondi previsti dalla L.R.10/2017 ed ex
Linea I.2.2.a Par Fsc attualmente in gestione ai Confidi Abruzzesi, che potrebbero essere complementari alle garanzie previste dal Decreto n.23 dell’8 aprile 2020.
5. Prevedere, in una fase immediatamente successiva, l’attivazione della “Sezione Speciale” del Fondo Centrale di Garanzia per favorire l’accesso al credito delle imprese tramite i confidi per i finanziamenti legati al rilancio dell’economia regionale CON CIRCA 30.000.000 di EURO INVESTITI SU STRUMENTI REGIONALI, SI PERMETTEREBBE IL FINANZIAMENTO RAPIDO E LA SOPRAVVIVENZA DI OLTRE 10.000 IMPRESE ABRUZZESI.
6. Un’azione forte, decisa e massiccia verso quei settori più penalizzati da questa crisi come il turismo e tutte le filiere ad esso connesse comprese le attività artigianali, a cui andrebbero destinati almeno 50 milioni di euro per una serie di iniziative specifiche come voucher vacanze Abruzzo o
altre misure meglio dettagliate nella scheda allegata A.
7. Un’azione importante va rivolta anche verso le imprese di quei settori chiusi per decreto che non rientrano nell’ambito del turismo ma che stanno subendo altrettante gravi penalizzazioni, con riferimento in particolare ai servizi alla persona, a cui andrebbero assegnati 10 milioni di euro da
destinare principalmente a: una integrazione di 250 euro del contributo statale di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio in modo da arrivare quasi ad una equiparazione del trattamento della Cassa integrazione in deroga di un dipendente e un voucher affitto fino al 60% del costo mensile
per le attività dei codici Ateco esclusi dal Decreto “Cura Italia”.
8. Vanno investite molte risorse nella ripartenza delle imprese, almeno 20milioni di euro; pertanto, uno dei problemi immediati che le aziende si troveranno ad affrontare alla riapertura sarà
legato ai costi della sanificazione degli ambienti di lavoro, alla dotazione di dispositivi di protezione
individuale (guanti e mascherine), ai sistemi di distanziamento lavorativo. Questioni inedite, che incideranno notevolmente sui costi diretti ed indiretti legati alla produttività ed alla riorganizzazione aziendale. Si può lavorare in sicurezza se le imprese riescono ad eliminare i rischi. LA SICUREZZA E’ IL TEMA CENTRALE PER LA RIPARTENZA (finché non ci sarà un vaccino si vivrà in una sorta di NUOVA NORMALITA’)
La riapertura in tempi brevi è un elemento decisivo per la tenuta del sistema economico nazionale e regionale ma va impostato un percorso che preveda il riavvio garantendo la sicurezza di tutte le persone che lavorano in azienda. Perché questo possa concretizzarsi dipenderà dalla capacità di adeguare le strutture produttive a moderni ed efficaci sistemi di gestione della sicurezza in ambito lavorativo, riducendo i rischi del contagio di ritorno.
Questo implica un importante investimento nella gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro E’ vero che lo Stato ha previsto un credito d’imposta per i costi della sola sanificazione del 50%, fino ad un massimo di euro 20.000 annui, ma va richiesto alla Regione di intervenire per aumentare il contributo fino al 75% da corrispondere come credito d’imposta. O, meglio ancora, come erogazione diretta.
E’ necessario concedere un voucher di 5.000 euro per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) da concedere alle aziende che dimostrano di essere in regola con tutti gli adempimenti sulla sicurezza, aggiornati alle novità del Covid -19, volti ad eliminare/ridurre i rischi da esposizione ad agenti biologici nei luoghi di lavoro.
La ragione di questa richiesta è chiara: va fatto il possibile per far riaprire le attività con i minori costi possibili per le imprese, perché l’attuale emergenza è più costosa di una ragionevole ripresa delle attività. Tenere a casa i lavoratori, paradossalmente, è molto più oneroso che far riaprire
in sicurezza le aziende
9. Prevedere un Fondo di 30 milioni di euro con un importante contributo in conto capitale destinato agli investimenti (volti anche ad eliminare/ridurre i rischi da esposizione ad agenti
biologici nei luoghi di lavoro) e quindi all’acquisto di attrezzature e materiale innovativo.
10. Progettare sistemi di premialità per le imprese che si distingueranno in modo particolare per crescita di investimenti e occupazione: per le imprese che sono in grado di investire ed assumere nei prossimi 18 mesi prevedere vantaggi fiscali, economici e di sistema (procedure velocizzate, burocrazia “0”, accordi di programma, etc.)
11. La pandemia ha messo drammaticamente in luce le carenze della rete di comunicazione digitale soprattutto nelle aree interne: occorre perciò investire risorse importanti per favorire l’adozione di processi di digitalizzazione volti a ridurre tempi di attesa, attivare in modo efficiente il “lavoro agile” e quant’altro risulti utile alla gestione del distanziamento sociale e la fruizione dei servizi pubblici e privati

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21 aprile 2020

FARE IMPRESA ALL’EPOCA DEL CORONAVIRUS-Imprese e sindacati a Marsilio: le nostre proposte per salvare e rilanciare il sistema Abruzzo

Rimodulazione dei fondi comunitari. Massiccia iniezione di liquidità in tutti i settori produttivi. Investimenti per consentire alle aziende, agli imprenditori e ai loro dipendenti di riavviare al più presto l’attività garantendo gli standard di sicurezza richiesti e tutelando la salute. Soprattutto, facendo presto presto e bene, perché per il “sistema Abruzzo” si pone un problema di sopravvivenza. Si spiega, così, in tre mosse, la richiesta che il mondo delle imprese e del lavoro rivolge alla Giunta regionale, per sostenere il momento di eccezionale difficoltà che tutto il mondo produttivo sta vivendo per colpa, e in conseguenza, dell’emergenza sanitaria determinata dall’epidemia di Coronavirus: una manovra da circa 140 milioni di euro, per scommettere sulla ripartenza.

Al presidente Marsilio ed all’assessore alle Attività produttive Febbo, quattordici sigle espressione del mondo dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, della cooperazione, della piccola industria e dei servizi (Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Legacoop), oltre ai sindacati dei lavoratori Cgil, Cisl, Ugl e Uil, hanno inviato un documento in cui, oltre a chiedere al più presto la convocazione della cosiddetta “cabina di regia” istituita dalla Regione per coordinare gli interventi con la collaborazione delle forze sociali (richiesta, questa, cui si sono unite anche Coldiretti e Confindustria, ndr), le diverse sigle entrano nel merito con proposte, cifre dettagliate, ipotesi di lavoro.
Capitolo rimodulazione dei fondi comunitari, che i siti ufficiali dell’Unione Europea segnalano ancora con un forte squilibrio tra somme spese e somme ancora da spendere, a favore di queste ultime. A Marsilio, si chiede di «avviare una discussione seria e di merito sul loro utilizzo massiccio, e la cui riprogrammazione è stata autorizzata dall’Unione Europea e sottoposta al vaglio della Conferenza Stato-Regioni».
Assai corposa la voce dedicata alla liquidità. Alla Regione, i firmatari del documento sottopongono una proposta articolata su più punti, a cominciare dalla necessità che l’Ente guidato da Marsilio assuma un ruolo da protagonista nel rapporto con gli istituti di credito, che vanno coinvolti e stimolati, perché «lo Stato ha messo a disposizione strumenti di garanzia poderosi, ma il ruolo di attori principali è riservato sempre alle banche, che erogheranno i soldi che servono alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie per sopravvivere». Alla Regione, però, si chiede di attivare percorsi con proprie risorse e propri strumenti. Come? Ad esempio «riattivando subito il microcredito gestito da Abruzzo Sviluppo, mettendo in campo senza bandi e lungaggini tutte le risorse disponibili, con un taglio massimo di 10mila euro da restituire in 5 anni con 18 mesi di preammortamento a un interesse dell’1%; ristrutturando il prodotto “Abruzzo Crea”, che ha un residuo di circa 10 milioni di euro, integrandolo con altri 20 milioni, per erogare credito diretto aggiuntivo ai provvedimenti statali che limitano gli importi al 25% del fatturato; estendendo la percentuale massima di garanzia dal 90 al 100% con il sistema dei confidi abruzzesi; attivando, in una fase successiva, la “Sezione Speciale” del Fondo Centrale di Garanzia per favorire l’accesso al credito delle imprese tramite i confidi per i finanziamenti legati al rilancio dell’economia regionale; aiutando le imprese di quei settori chiusi per decreto, che non rientrano nell’ambito del turismo ma che stanno subendo altrettante gravi penalizzazioni, come i servizi alla persona, a cui andrebbero assegnati 10 milioni di euro, da destinare principalmente a una integrazione di 250 euro del contributo statale di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio, per equipararli al trattamento della “Cassa integrazione in deroga” di un dipendente, e un voucher affitto fino al 60% del costo mensile per le attività dei codici Ateco esclusi dal “Cura Italia”». Quanto al turismo e a tutte le filiere connesse, comprese le attività artigianali, che l’epidemia ha messo letteralmente in croce, la proposta prevede di destinare «almeno 50 milioni di euro, per una serie di iniziative specifiche tra cui un “voucher vacanze Abruzzo”». Una volta che la macchina sarà ripartita, alla Regione i firmatari del documento chiedono di «mettere a disposizione 30 milioni di euro da destinare agli investimenti, con un importante contributo in conto capitale».
La tutela della salute e della sicurezza come requisiti essenziali per ripartire. Imprese e sindacati chiedono di «impostato un percorso che preveda il riavvio garantendo la sicurezza di tutte le persone che lavorano in azienda, adeguando le strutture produttive a moderni ed efficaci sistemi di gestione della sicurezza in ambito lavorativo, riducendo i rischi del contagio di ritorno». Condizioni che vanno sostenute con aiuti: «Lo Stato ha previsto un credito d’imposta per i costi della sola sanificazione del 50%, fino a un massimo di 20mila euro annui, ma la Regione deve intervenire per aumentare il contributo fino al 75%, da corrispondere come credito d’imposta. O, meglio ancora, come erogazione diretta». Infine, «è necessario concedere un voucher di 5mila euro per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale alle aziende che dimostrano di essere in regola con tutti gli adempimenti sulla sicurezza».

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21 aprile 2020

Appello al Ministro dell’Interno, più controlli contro l’abusivismo

CNA Benessere e Sanità rinnova l’allarme sul dilagare dell’abusivismo che penalizza le imprese di acconciatura ed estetica e mette a rischio la salute delle persone. Il presidente di CNA Benessere e Sanità, Antonio Stocchi, ha inviato una lettera al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e al presidente dell’Anci, Antonio De Caro,nella quale evidenzia che le imprese regolari sono oggi chiamate “a contrastare più di prima il diffondersi dell’esercizio abusivo della professione. Le innumerevoli segnalazioni che CNA Benessere e Sanità sta ricevendo, confermano, purtroppo, il dilagare di una pericolosa pratica illegale, che mette a repentaglio la salute dei cittadini e la tenuta degli operatori che si attengono al rispetto delle regole”.È necessario un impegno ancora più incisivo da parte delle autorità locali affinché siano intensificati i controlli. L’efficacia degli accertamenti risulta vitale per le imprese del settore.Con il decreto dell’11 marzo 2020, il Governo ha disposto la chiusura di tutte le attività inerenti i servizi alla persona sull’intero territorio nazionale, come misura per contenere la diffusione del Coronavirus. Nonostante gli indiscutibili sacrifici economici e professionali che tale scelta comporta, le imprese associate alla CNA hanno prontamente interrotto la propria attività.Già a metà marzo, CNA Benessere e Sanità ha lanciato una campagna di informazione per indicare ai consumatori i pericoli in cui si può incorrere nel rivolgersi ad operatori irregolari e non autorizzati, i quali sfuggono ad una qualsiasi forma di vigilanza e controllo, non solo creando un danno economico, ma mettendo a rischio la salute dei clienti.  Ora c’è bisogno di trasmettere alle imprese sane un segnale tangibile della vicinanza delle istituzioni. Se la lotta all’abusivismo non si affrontata in modo adeguato ed efficace rischia di accrescere il senso di malessere e inquietudine che la categoria sta vivendo in questo periodo di emergenza sanitaria e di chiusura prolungata.

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21 aprile 2020

Campagna di ascolto CNA

Sono trascorsi ormai quasi due mesi dall’esplosione dell’emergenza sanitaria COVID-19. In questo periodo il Governo è intervenuto varando misure di contenimento della diffusione dell’epidemia imponendo limitazioni agli spostamenti e allo svolgimento delle attività economiche e al contempo ha varato misure a sostegno dell’economia e dell’occupazione.

CNA ha predisposto un questionario con l’intento di raccogliere le difficoltà e le esigenze degli artigiani, degli imprenditori e dei professionisti, i giudizi sull’adeguatezza delle misure messe in campo dal Governo rispetto alla gravità della situazione che stiamo vivendo e le aspettative affinché la “Fase 2” coincida con una transizione rapida ed efficace verso la normalità.

La invitiamo a prender parte all’indagine e compilare il seguente questionario

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21 aprile 2020

DECRETO LIQUIDITA’: SLITTA DI UN ANNO L’ENTRATA IN VIGORE DEL CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA – NOMINA DELL’ORGANO DI CONTROLLO AL 29 GIUGNO 2020

Vector illustration of stick figure stopping the domino effect with falling white dominoes

Il decreto legge 8 aprile 2020 n. 23, cd decreto liquidità, ha introdotto alcune importanti misure dirette a salvaguardare la continuità aziendale delle imprese e ad evitare nei prossimi mesi un numero esponenziale di fallimenti causati dagli effetti economici dell’emergenza sanitaria Covid-19. 

Tra queste misure, vi rientra senz’altro il rinvio al 1° settembre 2021 dell’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa che, come è noto, sarebbe dovuto entrare in vigore il 15 agosto 2020.

Preme ricordare che con un precedente decreto-legge era già stato differito al 15 febbraio 2021 l’entrata in vigore degli obblighi di segnalazione posti a carico dei sindaci/revisori e dei creditori pubblici qualificati  (agenzia entrate, inps ed agente della riscossione) – previsti dal Codice stesso (artt. 14 e 15) per evitare che un eccessivo numero di imprese ricadesse nell’ambito di applicazione di tali misure (Articolo 11 Decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9).

Il decreto liquidità riallinea i termini, rinviando l’applicazione di tutte le nuove disposizioni del Codice, inclusi quindi gli obblighi di segnalazione, al 1° settembre 2021. Il tutto avviene apportando una modifica al comma 1° dell’art. 389 (entrata in vigore) del Codice della crisi d’impresa.

Le ragioni dello slittamento sono ben evidenziate nella relazione illustrativa di accompagnamento al decreto.

In primo luogo, il rinvio dell’entrata in vigore mira ad evitare che il buon funzionamento dei nuovi istituti e di quelli riformati possa essere pregiudicato dalla straordinaria situazione di crisi del sistema economico, causata dalla pandemia in corso, determinando l’insuccesso della riforma.

Il sistema dell’allerta è stato, infatti, concepito nell’ottica di un quadro economico stabile, all’interno del quale, quindi, la maggior parte delle imprese non sia colpita dalla crisi, e nel quale sia possibile conseguentemente concentrare gli strumenti predisposti dal Codice esclusivamente sulle imprese che presentino criticità. In una situazione come quella attuale, invece, dove gran parte del tessuto economico risulta colpito dalla crisi, gli indicatori per l’emersione della crisi non sarebbero in grado di svolgere un ruolo selettivo, generando effetti potenzialmente sfavorevoli e dannosi.


Il rinvio al 1° settembre 2021, inoltre, consente alle imprese e ai professionisti coinvolti a vario di titolo nella gestione della crisi di affrontare l’attuale momento di incertezza economica con uno strumento già noto come la Legge Fallimentare, sulla quale si sono già consolidate prassi ed importanti orientamenti giurisprudenziali.

Consentirà inoltre di recepire, nel frattempo, i principi della direttiva UE 1023/2019 in tema di ristrutturazione e insolvenza e le modifiche correttive al Codice, attualmente in fase finale di predisposizione.

Restano, invece, operative le norme di cui al comma 2 dell’art. 389 del Codice della crisi d’impresa come, ad esempio, quelle in tema di Albo dei soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e controllo delle procedure (artt. 356 e 357 del dlgs 14) e soprattutto le disposizioni di riforma del codice civile (assetti organizzativi societari, modifiche alla governance delle srl, responsabilità degli amministratori, nomina degli organi di controllo ecc.) entrate in vigore lo scorso marzo 2019.

Per quanto riguarda l’obbligo di nomina dell’organo di controllo, in questo complesso quadro di scadenze e proroghe, preme precisare che il recente Decreto Cura Italia (articolo 106 D.L. 18/2020) ha previsto la possibilità di approvare il bilancio 2019 entro 180 giorni dalla sua chiusura e quindi entro il 29 giugno 2020, che viene a costituire la nuova data limite per la nomina dell’organo di controllo.

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21 aprile 2020

DECRETO LIQUIDITA’ – PROROGATA FINO AL 30 GIUGNO 2020 LA VALIDITA’ DEI DURF

I certificati rilasciati alle imprese dall’Agenzia delle Entrate entro il 29 febbraio 2020, che esonerano dagli obblighi in materia di appalti di cui all’articolo 17-bis del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono validi fino al 30 giugno 2020.

Si ricorda che tali certificati di sussistenza dei requisiti (c.d. DURF), stabiliti dall’articolo 17-bis, comma 5, del D.Lgs. n. 241/1997, sono rilasciati dall’Agenzia delle Entrate alle imprese appaltatrici, affidatarie o subappaltatrici in possesso dei requisiti prescritti dalla citata norma (essere in attività da almeno 3 anni, in regola con gli obblighi dichiarativi etc.), affinché queste ultime possano procedere alla comunicazione al committente nell’ultimo giorno del mese precedente a quello della scadenza previsto per il versamento delle ritenute.

La proroga del termine di validità dei certificati è stabilita dall’articolo 23 del decreto legge 8 aprile 2020, n. 23 (c.d. “Decreto Liquidità”), commentato dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate del 13 aprile 2020, n. 9/E.

La presente circolare fa salvi i chiarimenti forniti dalla precedente circolare n. 8/E del 2020 (si veda News 10 aprile 2020, n. 29).