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21 aprile 2020

PROPOSTE UNITARIE PER EMERGENZA CORONAVIRUS

Abbiamo sostenuto sin dall’inizio di questa drammatica e straordinaria crisi che, tolte le prime misure contenute nel decreto di marzo, il cosiddetto “Cura Italia”, che andavano ad incidere su sospensione di mutui e tasse, cassa integrazione in deroga e che prevedeva alcune forme di ristoro
per famiglie e lavoratori autonomi insieme ad altri utili provvedimenti, l’esigenza principale che avrebbero avuto le imprese per affrontare questa gravissima situazione, avendo la speranza di superarla, sarebbe stata l’immissione nel sistema di liquidità immediata a bassissimo costo.
Il “Decreto Liquidità” varato dal Governo qualche giorno fa, pur preceduto da molte buone anticipazioni, purtroppo non risolve il problema, non rispondendo in gran parte a queste esigenze.
In virtù ed in attesa del Decreto, avevamo temporaneamente sospeso la richiesta di un altro incontro con la Regione per affrontare in modo organico la situazione, verificando la possibilità di varare un pacchetto di misure indirizzate all’obiettivo dichiarato: far prima sopravvivere le imprese, e poi
rilanciare l’economia.
Anche la legge approvata dal Consiglio regionale, pur contenendo alcune buone intenzioni, non è in grado di affrontare questa drammatica situazione per l’esiguità delle risorse contenute; per la scelta di usare uno strumento, la legge, che ad ogni necessità di modifica, integrazione o
aggiornamento, richiederà un complesso iter istituzionale. E’ utile ribadire, inoltre, la nostra contrarietà alla prevista istituzione del Comitato Tecnico Scientifico, in quanto strumento non partecipato dalle parti sociali, che avrebbero invece potuto dare un contributo decisivo in questo
gravissimo frangente. A questo punto va avviata una discussione seria e di merito con la Regione sull’utilizzo
massiccio dei fondi comunitari, la cui riprogrammazione è stata autorizzata dalla Unione Europea:
riutilizzo che si dovrebbe concretizzare con la riunione della Conferenza Stato-–Regioni che si terrà giovedì 23 aprile. Inoltre, così come stabilito dall’Unione europea, si invita la regione a verificare con il Governo la questione della restituzione all’Italio di 11 miliardi di euro di fondi non
spesi in modo da verificare se, e quale parte potrebbe essere riservata all’Abruzzo. Anche in questo caso i tempi sono decisivi. Per quanto riguarda i fondi (FESR – FSE – PSR), al 31 dicembre scorso risultavano da impegnare 437.567.577 euro, e da spendere 604.384.031 euro, così come si evince dalla consultazione del sito della UE. E’ possibile che, da quella data, ci siano state altre spese e altri impegni, ma rimane il fatto che le somme su cui si potrà contare per affrontare la prima parte dell’emergenza dovrebbero essere ingenti. A queste risorse potrebbero aggiungersi una parte di
quelle del “Master Plan” (FSC) relative ad opere non
mmediatamente strategiche e da cantierare:
dello stato di queste risorse non abbiamo alcuna informazione, pur sapendo che ne sono state impegnate poche e spese ancor meno. Su questo tema Vi chiederemo informazioni più dettagliate.
Fatta questa premessa, vanno verificate e indicate quali possano essere le linee e le risorse da impegnare, in sinergia con quelle statali, per cercare di alleviare le gravissime difficoltà in cui si dibattono le imprese.
1. LIQUIDITA’: lo Stato ha messo a disposizione strumenti di garanzia poderosi ma il ruolo di attori principali è riservato sempre alle banche, che erogheranno i soldi che servono alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie per sopravvivere. Sarebbe perciò utile riattivare subito il microcredito, gestito da Abruzzo Sviluppo, mettendo in campo senza bandi e lungaggini tutte le risorse disponibili, con un taglio massimo di 10.000 euro da restituire in 5 anni con 18 mesi di preammortamento a un interesse dell’1%. (Premialità per interventi finalizzati alla gestione del Covid-19). Con una dotazione di circa 15 milioni, si garantirebbe l’accesso al credito a più di 1500 imprese che molto probabilmente non potrebbero essere finanziate con i provvedimenti previsti dal Decreto n. 23 del l’ Aprile 2020;
2. Si potrebbe ristrutturare subito il prodotto Abruzzo Crea che presenta un residuo di circa 10 milioni di euro, implementarlo con altri 20 milioni, per erogazione di credito diretto aggiuntivo ai provvedimenti statali che limitano gli importi al 25% del fatturato. Sarebbe necessario prevedere un
finanziamento che va dai 10.000 euro sino a 40.000 euro, rimborsabile in 84 mesi con 18/24 mesi di preammortamento a un tasso agevolato (tra l’1% e il 2%). Si sottolinea anche la possibilità di garantire questi finanziamenti all’80% presso il FCG, salvaguardando anche i fondi regionali.
Questa misura garantirebbe l’accesso al credito ad altre 1.500 imprese;
3. Gestione da parte della Fira di due fondi, da 5 milioni ciascuno. Il primo dovrebbe riassicurare del 50% la quota garantita dai Confidi, pari al 10%, aggiuntiva per operazioni rientranti nei parametri previsti dal Decreto n. 23 dell’8 aprile 2020 per importi che vanno dai 25.000 ai 100.000 euro. Questo permetterebbe alle imprese di avere una garanzia del 100% per operazioni sino a 100.000 euro. Una dotazione di 5 milioni per la riassicurazione garantirebbe l’accesso al credito a circa 8.000 imprese;
Il secondo fondo dovrebbe essere utilizzato per abbattere i costi del finanziamento per l’impresa con un voucher per il costo garanzia, e una quota per l’abbattimento interessi per finanziamenti della durata di 7 anni con 18/24 mesi di preammortamento, al costo dell’1%, complementare ed
integrativo a quello statale. 4. Estensione della % massima di garanzia al 90% per i Fondi previsti dalla L.R.10/2017 ed ex
Linea I.2.2.a Par Fsc attualmente in gestione ai Confidi Abruzzesi, che potrebbero essere complementari alle garanzie previste dal Decreto n.23 dell’8 aprile 2020.
5. Prevedere, in una fase immediatamente successiva, l’attivazione della “Sezione Speciale” del Fondo Centrale di Garanzia per favorire l’accesso al credito delle imprese tramite i confidi per i finanziamenti legati al rilancio dell’economia regionale CON CIRCA 30.000.000 di EURO INVESTITI SU STRUMENTI REGIONALI, SI PERMETTEREBBE IL FINANZIAMENTO RAPIDO E LA SOPRAVVIVENZA DI OLTRE 10.000 IMPRESE ABRUZZESI.
6. Un’azione forte, decisa e massiccia verso quei settori più penalizzati da questa crisi come il turismo e tutte le filiere ad esso connesse comprese le attività artigianali, a cui andrebbero destinati almeno 50 milioni di euro per una serie di iniziative specifiche come voucher vacanze Abruzzo o
altre misure meglio dettagliate nella scheda allegata A.
7. Un’azione importante va rivolta anche verso le imprese di quei settori chiusi per decreto che non rientrano nell’ambito del turismo ma che stanno subendo altrettante gravi penalizzazioni, con riferimento in particolare ai servizi alla persona, a cui andrebbero assegnati 10 milioni di euro da
destinare principalmente a: una integrazione di 250 euro del contributo statale di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio in modo da arrivare quasi ad una equiparazione del trattamento della Cassa integrazione in deroga di un dipendente e un voucher affitto fino al 60% del costo mensile
per le attività dei codici Ateco esclusi dal Decreto “Cura Italia”.
8. Vanno investite molte risorse nella ripartenza delle imprese, almeno 20milioni di euro; pertanto, uno dei problemi immediati che le aziende si troveranno ad affrontare alla riapertura sarà
legato ai costi della sanificazione degli ambienti di lavoro, alla dotazione di dispositivi di protezione
individuale (guanti e mascherine), ai sistemi di distanziamento lavorativo. Questioni inedite, che incideranno notevolmente sui costi diretti ed indiretti legati alla produttività ed alla riorganizzazione aziendale. Si può lavorare in sicurezza se le imprese riescono ad eliminare i rischi. LA SICUREZZA E’ IL TEMA CENTRALE PER LA RIPARTENZA (finché non ci sarà un vaccino si vivrà in una sorta di NUOVA NORMALITA’)
La riapertura in tempi brevi è un elemento decisivo per la tenuta del sistema economico nazionale e regionale ma va impostato un percorso che preveda il riavvio garantendo la sicurezza di tutte le persone che lavorano in azienda. Perché questo possa concretizzarsi dipenderà dalla capacità di adeguare le strutture produttive a moderni ed efficaci sistemi di gestione della sicurezza in ambito lavorativo, riducendo i rischi del contagio di ritorno.
Questo implica un importante investimento nella gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro E’ vero che lo Stato ha previsto un credito d’imposta per i costi della sola sanificazione del 50%, fino ad un massimo di euro 20.000 annui, ma va richiesto alla Regione di intervenire per aumentare il contributo fino al 75% da corrispondere come credito d’imposta. O, meglio ancora, come erogazione diretta.
E’ necessario concedere un voucher di 5.000 euro per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) da concedere alle aziende che dimostrano di essere in regola con tutti gli adempimenti sulla sicurezza, aggiornati alle novità del Covid -19, volti ad eliminare/ridurre i rischi da esposizione ad agenti biologici nei luoghi di lavoro.
La ragione di questa richiesta è chiara: va fatto il possibile per far riaprire le attività con i minori costi possibili per le imprese, perché l’attuale emergenza è più costosa di una ragionevole ripresa delle attività. Tenere a casa i lavoratori, paradossalmente, è molto più oneroso che far riaprire
in sicurezza le aziende
9. Prevedere un Fondo di 30 milioni di euro con un importante contributo in conto capitale destinato agli investimenti (volti anche ad eliminare/ridurre i rischi da esposizione ad agenti
biologici nei luoghi di lavoro) e quindi all’acquisto di attrezzature e materiale innovativo.
10. Progettare sistemi di premialità per le imprese che si distingueranno in modo particolare per crescita di investimenti e occupazione: per le imprese che sono in grado di investire ed assumere nei prossimi 18 mesi prevedere vantaggi fiscali, economici e di sistema (procedure velocizzate, burocrazia “0”, accordi di programma, etc.)
11. La pandemia ha messo drammaticamente in luce le carenze della rete di comunicazione digitale soprattutto nelle aree interne: occorre perciò investire risorse importanti per favorire l’adozione di processi di digitalizzazione volti a ridurre tempi di attesa, attivare in modo efficiente il “lavoro agile” e quant’altro risulti utile alla gestione del distanziamento sociale e la fruizione dei servizi pubblici e privati